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— Ah, l’elemosiniere! — esclamò Fürstenberg. — Sgradevole persona!

— Una spia! — soggiunse la signorina Heberti rincarando la dose.

— Che ti frulla pel capo, Lilì? — balbettò Girolamo.

— Una spia vi dico. L’interesse di noi tutti richiede che voi gli diate al più presto il benservito.

— Impossibile!

— Impossibile? O che non siete voi il re?

— Tu dici bene, ma...

— Ma che cosa? Qui non c’è ma che tenga!

— Eh via! Pensa un po’... sai pure... Sua Maestà l’Imperatore...

— L’Imperatore? Che ha da fare l’Imperatore con voi?

— Egli ha... egli è... Rifletti...

— Ah, sire, — esclamò la fanciulla con una espressione di fierezza che le animò il viso — si vede bene che voi non sapete che noi donne richiediamo in primo luogo dagli amanti risolutezza, energia, indipendenza, coraggio, perchè il nostro affetto non debba vacillare...

I convitati si guardavano l’un l’altro in faccia, come per interrogarsi a vicenda se questo discorso della exballerina fosse fatto per giuoco o sul serio.

Vi fu un momento di penoso silenzio. Si vedeva che il re soffriva. Nessuno voleva rompere il ghiaccio. Temevano di peggiorare anche più con una conversazione fuor di luogo, la cattiva impressione prodotta dalle parole di Lilì.

— Signorina Heberti, — disse finalmente Girolamo non senza amarezza — spero di darvi tosto una prova, e forse fin da domani, che i vostri rimproveri hanno sbagliato indirizzo. Se io in qualche particolare ed importante occasione mi attengo ai consigli del mio imperiale fratello, questo avviene di mia libera volontà. Che io a tempo e luogo, sappia essere indipendente, energico, risoluto, non avreste dovuto metterlo in dubbio. Ma poiché sembrate