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pete troppo bene che Napoleone non è uomo da lasciarsi menare pel naso; e quanto alla vostra fermezza, perdonat se io non ne ho una grande opinione.
— Tu sei sincero, per mia fede!
— Prego la Maestà Vostra di non fraintendermi. Ma la vostra naturale bontà di cuore, il vostro amore per la pace....
— Sta bene, — mormorò Girolamo — risparmia la tua eloquenza! Credo anch’io che questo colpo sarebbe un tantino arrischiato per un primo passo verso l’emancipazione. Ma non sai tu consigliarmi nulla dimeglio?
In questo momento entrò un cacciatore della guardia, ed annunziò con profonda sommessione:
— Il corriere di Parigi!
Quasi per istinto il re si alzò da sedere. Poco mancò che non corresse egli stesso nell’anticamera per ritirare le lettere; ma si ricompose a tempo, e tornò a sedere.
Intanto Pigault-Lebrun usciva in fretta, e ritornava dopo alcuni secondi con un grosso fascio di carte.
— Giacché non abbiamo nulla di più importante da fare, — disse a Pigault con male affettata indifferenza — tu puoi dare un’occhiata a questa robbaccia, e mi leggerai quello che vi è di più divertente.
Pigault si mise a sedere, e incominciò la rassegna delle carte. — Dispaccio del Ministro dei culti....
— Al diavolo!
— Il Ministro degli affari esteri alla Reale....
— Via, via! 1 — A Sua Maestà la Regina. — Di chi? — Non si può indovinare. Forse qualche amica intima...
— Avanti!
— Una lettera dell’Imperatore a Vostra Maestà. — Di nuovo?.... Che può egli volere? Porgi.... oppure