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Capitolo Diciassettesimo.
Egli non tornò mai più.
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Una notte di agosto, lontano, al largo della triste Islanda, tra un assordante furor di tempesta, erano state celebrate le sue nozze col mare.
Col mare che era stato già altre volte suo ajo; perchè lo aveva cullato, l’aveva fatto adolescente, grande e forte, ed in seguito nella sua superba virilità, se l’era ripreso, tutto per sè solo.
Un profondo mistero aveva circondato quelle nozze misteriose. Veli bruni vi si erano agitati d’intorno, mobili cortine tormentose, tese per nascondere la festa; mentre l’onda infida — la fidanzata — con la sua copriva ogni voce; e per spegnere ogni grido— ripeteva sempre il suo gran mormorio orribile....
Egli, ricordandosi di Gaud, la sua sposa di carne, si era disperatamente difeso, con una lotta gigantesca, contro la sposa della morte. Fino al momento in cui aveva dovuto finire per abbandonarsi: le braccia aperte a riceverla, con un grande grido profondo, simile al toro che rantoli, la bocca già piena di acqua gorgogliante; le braccia spalancate, distese e irrigidite per sempre.
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Ed alle sue nozze vi erano tutti; tutti quelli ch’egli aveva convitati nel passato.
Tutti; ma non Silvestro, che se ne era andato a dormire nei giardini incantati, — lontano lontano, dall’altro lato della terra...