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Capitolo Quarto.
Al momento della partenza Yann prese sua moglie fra
le braccia e si strinsero l’uno contro l’altro, in una
lunga stretta silenziosa.
Egli s’imbarcò, le vele grigie si spiegarono per tendersi ad un vento leggiero che si levò dall’ovest. Egli — che Gaud ancora vedeva — agitava il suo berretto.
E lungamente ella lo guardò allontanarsi. — Quella piccola forma umana in piedi, nera sul verde-cenere delle acque era lui, il suo Yann, il suo adorato Yann......
A misura che la «Leopoldina» si allontanava, Gaud, come attirata de un amante, seguiva a piedi la scogliera lungo il mare.
Dovette ben presto però arrestarsi, perchè la terra era finita; allora si sedette ai piedi di una grande croce, che è piantata fra le ginestre e le pietre. Siccome era un punto elevato il mare visto di là sembrava, in lontananza, che aumentasse sempre e si sarebbe detto che quella «Leopoldina» allontanandosi, si alzava poco a poco, sempre più piccola, sul declivio del cerchio immenso.
Gaud guardava sempre, cercando di fissare bene nella sua memoria la fisonomia di quel battello, per riconoscerlo da lontano al suo ritorno. Ed ella sarebbe andata a quello stesso posto per aspettarlo.
Dei marosi enormi continuavano a venire dall’ovest gli uni, dietro gli altri, senza arrestarsi, senza tregua, rinnovellando i loro sforzi inutili, rompendosi sulle stesse roccie e bagnando sempre le stesse spiagge. E per molto tempo durò quella lotta sorda delle acque con quella dolce serenità del cielo e dell’aria; era come se il letto del mare fosse pieno e volesse invadere tutte le spiagge.