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Egli, a sua volta, raccontava dell’Islanda, le estati pallide e senza notti, i soli obliqui che non si coricano mai. Gaud non capiva e si faceva spiegare.
— Il sole fa il giro, tutto il giro — diceva egli movendo il suo braccio sul cerchio lontano delle acque azzurre.
Resta sempre molto basso, perchè non ha la forza di salire; a mezzanotte si trascina un poco sul bordo del mare, ma subito si rialza e continua la sua passeggiata tonda. Delle volte anche la curva appare all’altro lato del cielo, allora lavorano tutti e due, ognuno dalla parte sua, e non si distinguono molto l’uno dall’altro perchè, in quel paese, si somigliano molto.
Vedere il sole a mezzanotte!.... Come doveva essere lontana quell’isola d’Islanda E come era pericolosa! Quante volte Gaud aveva letto quel nome scritto sulla cappella dei naufragi; le faceva l’effetto di nominare una cosa sinistra.
— Ed i fiordi, riprendeva Yann — delle grandi baie, come quelle di Paimpol per esempio; solamente vi sono intorno delle alte montagne, così alte, così alte che non si vede mai dove esse finiscano, a causa delle nuvole che le ricoprono. Un triste paese, ti assicuro Gaud mia, l’Islanda! Pietre, pietre, niente altro che pietre, e gli abitanti non sanno cosa voglia dire albero. Non ve ne è neanche uno. A metà agosto, quando la nostra pesca è finita e si ritorna, allora le notti cominciano ad allungarsi; il sole cade al disotto della terra senza potersi rialzare e là basso, fa notte tutto l’inverno.
E poi — continuava egli — vi è anche un piccolo cimitero, sulla costa, come da noi, per quelli di Paimpol che sono morti durante la stagione della pesca o che sono scomparsi nel mare; è terra benedetta come a Pors-Even ed i defunti hanno le loro croci in legno, simili a queste con i nomi scritti sopra.
I due Goazdion di Ploubazlanec sono là ed anche Guglielmo Moan, nonno di Silvestro, è là.