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re. Essere moglie d’islandese, vedere avvicinare tutte le primavere con tristezza, passare le estati nell’ansia dolorosa; no, ora che ella l’adorava al di là di ciò che avrebbe immaginato, si sentiva presa da uno spavento troppo grande pensando a quegli anni che dovevano venire......

Essi ebbero una sola giornata di primavera. Era la vigilia della partenza, avevano finito di mettere gli arredamenti in ordine a bordo, e Yann restò tutto il giorno con lei. Passeggiarono, l’uno sotto il braccio dell’altro, pei sentieri, come fanno gl’innamorati, tenendosi stretti e parlandosi a bassa voce. Le buone persone che li vedevano passare li guardavano sorridendo e dicevano:

— E’ Gaud col grande Yann di Pors-Even — Sposi freschi.....

Una vera primavera quest’ultimo giorno; il vento non soffiava da alcuna parte, il mare si era fatto molto dolce, e restava tranquillo.

Il sole brillava con un grande chiarore bianco ed il rude paese bretone s’impregnava di quella luce voluttuosamente; sembrava rallegrarsi e rivivere fin negli orizzonti più lontani. L’aria aveva presa una tiepidezza che ricordava l’estate e si sarebbe detto che essa si era immobilizzata per sempre, e che non si sarebbero avuti più dei giorni scuri e tempestosi. Le baie, i capi su cui non passavano le ombre variabili delle nuvole, disegnavano al sole le loro grandi linee immutabili, e sembravano riposarsi anche essi in quella tranquillità eterna...

Tutto ciò come per rendere più luminosa la loro festa di amore; si vedevano già dei fiori lungo i fossati, specialmente delle violette deboli e senza odore.

Quando Gaud gli domandò:

— Per quanto tempo mi amerai?

Egli rispose stupito, guardandola bene con i suoi begli occhi franchi.

— Sempre, sempre, Gaud mia....