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— Non avete vergogna? — gridò Yann ai monelli, con la sua voce tuonante che imponeva.

Ed in un batter d’occhio, i ragazzi scomparvero, confusi e tremanti.

Gaud — che in quel momento ritornava da Paimpol portando il lavoro per la sera, aveva scorto tutto da lontano. Spaventata arrivò correndo per sapere ciò che era successo. Ella levò i suoi occhi franchi verso Yann che non distolse i suoi; egli non pensava a fuggire questa volta; diventati tutti e due rossi, si guardarono un poco, smarriti di trovarsi così vicini; ma senza odio, quasi con dolcezza, riuniti come erano in un comune pensare di pietà e di protezione. Era molto tempo che quei fanciulli gliene volevano al gattino morto, perchè era tutto nero, come il diavolo; ma era un buonissimo gatto, e quando lo si guardava da vicino, gli si trovava un’aria tranquilla e carezzevole; l’avevano ucciso a colpi di sassi. La povera vecchia, borbottando sempre delle minaccie, se ne andava tutta tremante, portando per la coda, quel gatto morto.

— Ah! povero giovanotto, mio povero giovanotto.... se egli fosse stato qua non mi avrebbero fatto ciò, no, certamente... Le erano uscite delle lagrime che calavano sulle sue rughe e le sue mani, con delle grosse vene bluastre, tremavano.

Gaud l’aveva acconciata alla meglio, e cercava di consolarla con delle parole dolci; Yann s’indignava:

— E dire che vi erano dei fanciulli che erano così cattivi! Fare una cosa simile ad una povera vecchia donna! Quasi, quasi gli venivano le lagrime agli occhi. Non per il gatto — naturalmente — gli uomini rudi come lui, se amano giuocare con le bestie, non hanno molta sensibilità per loro, ma il suo cuore si fondeva, si spezzava a camminare dietro quella vecchia nonna col suo gatto in mano. Egli pensava a Silvestro che l’aveva tanto amata; all’orribile dolore che egli avrebbe avuto