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ticipiche i capitani danno loro per farli divertire, conto del danaro e del disagio della grande pesca.

Si era andati, come tutti gli anni, a cercare del sale nelle isole, ed egli si era di nuovo innamorato a Saint Martin-de Rè, di una ragazza bruna, la sua amante dell'ultimo autunno. Insieme avevano passeggiato, nelle vigne rosse, riempite dal canto delle allodole, tutte profumate dall’uva matura, dai garofani di sabbia, e dagli odori marini; insieme avevano cantato e ballato alle veglie di vendemmia dove ci si ubbriaca, d’una ebbrezza amorosa e leggiera, bevendo il vino dolce.

In seguito la Maria si era spinta fino a Bordeaux. Egli aveva ritrovato là, in un caffè tutto dorature, la bella canzonettista e si era lasciato adorare per otto giorni.

Ritornato in Bretagna al mese di novembre, aveva assistito a molti matrimoni di amici suoi, vestito dei suoi abiti da festa e spesso ubbriaco dopo mezzanotte, verso la fine del ballo. Ogni settimana gli capitava qualche nuova avventura, che le ragazze si affrettavano a raccontare a Gaud, esagerandola.

Tre o quattro volte l’aveva visto da lontano venirle di faccia sulla strada di Ploubazlanec, ma aveva fatto sempre in tempo per evitarlo, anche egli del resto prendeva, in quel caso, la strada della landa. Come per una tacita intesa, essi si fuggivano.


Capitolo Quindicesimo.


A Paimpol vive una donna molto grossa chiamata la signora Tressoleur, in una di quelle strade che mena al Porto. Ella gestisce un’osteria famosa fra gl’islandesi, dove capitani e armatori vanno ad arrolare dei marinai, scegliendoli fra i più forti.

Una volta bella, ancora galante con i pescatori, ella ha un’andatura di uomo ardito.