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nellimolto volgari che aveva inteso prima sul porto da alcuni marinai. Le succedeva di cantare «Le fillelles di Paimpol» oppure dondolando la testa e portando il tempo col piede diceva:
Mio marito sta per partire
per la pesca d’Islanda, mio marito sta, per partire
E m ’ha lasciata senza un soldo
Ma.... trala trala la....
Ne guadagnerò!
Ne guadagnerò!
Poi si fermava tutt’a un tratto, mentre i suoi occhi si aprivano nel vuoto, perdendo ogni espressione di vita — come quelle fiamme già morenti che s’ingrandiscono molto prima di spegnersi del tutto. E dopo abbassava la testa, lasciando pendere la mascella inferiore come i morti.
E non era neanche più molto pulita, ciò che costituiva un’altra prova dolorosa non preveduta da Gaud.
Un giorno le capitò di non ricordarsi più di suo nipote.
— Silvestro? Silvestro? diceva a Gaud con l’aria di cercare chi potesse essere; ah! mia buona Gaud, capirai, quando ero giovane ho avuto tanti giovanotti, ragazze, nipoti che non mi ci raccapezzo più!....
E dicendo ciò lanciava nell’aria le sue povere mani rugose, con un gesto d’indifferenza proprio libertina....
L’indomani, per esempio, si ricordava bene di lui e citava mille piccole cose che egli aveva fatte o dette, e, tutto il giorno piangeva.
Oh! quelle serate d’inverno! quando le legna mancavano per accendere il fuoco. Lavorare, avendo freddo, lavorare per guadagnare la vita, cucire, dover terminare, prima di andare a letto, i lavori portati ogni sera da Paimpol!
La nonna Yvonne, seduta presso il cammino, restava