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era occupato da alcuni intavolati rozzamente scolpiti, che ora erano tutti tarlati, e che aprendosi davano accesso a delle panche dove molte generazioni di pescatori erano state concepite, avevano dormito, e dove le vecchie madri erano morte.
Ai travicelli neri del tetto si attaccavano degli utensili di casa molto antichi, dei pacchetti di erbe, dei cucchiai di legno e del lardo affumicato; anche delle vecchie reti, che dormivano là dopo il naufragio degli ultimi figli dei Moan, e di cui i topi andavano la notte a rosicchiare le maglie.
Il letto di Gaud, installato in un angolo, con le sue cortine di mussola bianca faceva l’effetto di una casa elegante e fresca portata in una capanna di bestie. Vi era una fotografia di Silvestro, vestito da marinaio, in un quadro attaccato al granito del muro. La sua nonna vi aveva messa la medaglia militare, con un paio di ancore di stoffa rossa che i marinai portano sulla manica destra e che venivano da lui; Gaud gli aveva anche comperato a Paimpol una di quelle corone funeree in perle bianche e nere, di cui si circondano, in Bretagna, i ritratti dei defunti.
Le sere di estate non vegliavano per economia di luce; quando il tempo era bello sedevano un momento su di un banco di pietra, avanti la casa, e guardavano la gente che passava nella strada un poco al disopra delle loro teste.
Dopo la vecchia Yvonne si coricava nella sua panca di legno e Gaud nel suo letto di signorina; e là si addormentava molto presto, avendo molto lavorato, molto camminato, e pensando al ritorno degl’islandesi, da figlia saggia, risoluta, senza turbarsi molto.