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Sono squarci di un radioso poema di fede, ritratti con solenne gravità di forme, con profonda tenerezza di sentimento, con tecnica abbastanza sicura. Solamente l’incuria degli uomini ha potuto alquanto sciupare la vivezza dei colori.

Incerto l’autore: chi dice gli affreschi opera di Vitulino da Serravalle, chi di G. F. di Tolmezzo, detto il Tolmezzino, quello stesso che fece gli affreschi nella chiesa di S. Floriano a Forni di sopra: in questa ultima ipotesi, l’opera d’arte sarebbe stata eseguita intorno il 500.

Più antica ancora di S. Orsola è la cappellina di S. Margherita di Salagona, smarrita, ora, nel declivio dolce di Mellère, che digrada da Laggio in mezzo ai prati, dove un giorno si adunavano gli uomini della Centuria dell’Oltrepiave.

Sulle brevi pareti della chiesina esistono degli affreschi importantissimi per la storia dell’arte. Diversi i pittori, che li eseguirono: inesperto scombiccheratore di pareti quegli che volle dipingere S. Anastasia, che assiste al parto della Vergine. La leggenda col suo anacronismo un po’ evidente, forse, s’è spenta in Cadore, ma i contadini delle valli toscane cantano, ancora, sur una vecchia cantilena: cantavano Osanna e Sant’Anastasia si trovava al parto di Maria.

Gli angeli Gli Apostoli della parete a destra di chi entra e quelli della parete di fronte all’altare e parte delle figure della parete a sinistra appartengono a qualche mediocre affrescatore di scuola giottesca. SULLA VIA NAZIONALE DI SAPPADA. Fot. Cilan