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Laggio accenna di lontano col campanile acuto: e Vigo si nasconde nel divino pianoro falcato, che il Tudaio (2491 m.) tozzo, il turrito Schiavon (2317 m.), il dentato Cridola (2581 m.), l’Agùto (2295 m.) e il Montanel (2241 m.) cinti fino alla metà di verde capo coronano, formando un semicerchio splendido sotteso, ad occidente, dalla linea odulata del Pian de Buoi.

La strada di Lozzo con molle curva ricerca il Piave e lo passa sul Ponte nuovo un arco imponente slanciato sopra un abisso di quaranta metri, sul cui fondo il fiume. quasi schivo di farsi vedere, corre via, per ricevere il tributo della vicina Piòva risonante con altro metro.

Dopo il ponte la strada si biforca in due rami. l’uno, per Lorenzago, s’inoltra nella Carnia per il Mauria, l’altro segue la vallata del Piave, stretta tra le prode ridenti dell’Oltrepiave e il dorso ripido e boscoso del Pian de Buoi.

A Treponti, una solitaria stradicciuola mette nuovamente sui prati e tra i boschi dell’Oltrepiave. Appoggiato al Tudaio, come la tenda del Beduino alle piramidi, tace Pinic, pittoresco villaggio di vecchio tipo cadorino. Dai balconi delle vecchie case pendono a ciocche i garofani in fiore. Agli eleganti ballatoi s’affacciano timide le belle giovani brune e, gettando dall’occhio cerulo e dal labbro di corallo il sorriso semplice e cortese, offrono al visitatore i fiori da esse educati con tanta cura. Il tipo moderno di donna di Oltrepiave e di Auronzo nulla ha che rammenti, anche lontanamente. le donne tizianesche. Alto, bruno, quasi aristocratico, negli occhi intelligenti rivela