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52 | italia artistica |
lui, G. Monti di Candide riuni i documenti riguardanti Cadore e i suoi centenari sotto Venezia: G. Cadorin (m. 1851) s’occupò bellamente di Tiziano; Giov. De Donà delle memorie storiche. Il prof. Ant. Ronzon di Laggio (1848-1905), schietta anima cadorina e valente scrutatore di documenti, fin dal 1870, coadiuvato validamente da don Pietro Da Ronco, parroco di Lorenzàgo, immise nel racconto storico il metodo scientifico con acuta serenità obbiettiva. Gli Almanacchi cadorini, Il Cadore descritto, l’Archivio storico cadorino, le Memorie su Luigi Coletti e tantissime altre più o meno importanti pubblicazioni intorno alle cose patrie mettono il suo nome vicino vicino a quello del Ciani. Sventuratamente la morte impedi al valente professore di fondere in un solo lavoro organico i molteplici studi frammentari.
Ciò nonostante, i suoi scritti sono una miniera preziosa, indispensabile per chi voglia parlare con qualche sicurezza del Cadore.
Chi da Domegge alza gli occhi al Froppa di fronte (non lo si confonda col Froppa delle Marmarole) vede, tra gli abeti, qualche lembo bianco di una chiesetta sperduta nel bosco. E la chiesetta di S. Giovanni Battista. Li, vicino, fu l’eremo fondato, nel 1720, da un certo G. M. Pinazza; l’eremo diventò, presto, un convento francescano, ora soppresso. Fu l’unico convento, che mai abbia avuto il Cadore. Perchè unico e non vitale? Certamente per la povertà relativa del paese, per una spiegabile avversione a tutto quello che non è lavoro e attività pratica e per lo spirito d’indipendenza, il quale abborriva che al clero uscente dal suo seno si mescolassero elementi eterogenei. Il Cadore ebbe la fortuna di possedere, in tutti i tempi, un clero, che ne