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profonde valli, ora scorrenti nitidamente al sole, ora ridotti a limpidi ruscelli nei pianori alti, segtiano le vie e le divisioni della regione stessa.

In quel ventaglio semiaperto formato dal Cadore il Piave da Tèrmine accompagtia lo stretto nastro di terra cadorina, che si protende verso Belluno.

A Peraròlo, Piave e Bòite uniscono le loro acque, abbracciando quel primo gruppo di monti, che, come tozzi torrioni, fanno siepe al Cadore dalla parte di mezzogiorno. Il Piave, volgendo un po’ ad oriente, segue la valle più ampia della regione, fin presso la confluenza dell’Ansièi, nè dimentica di raccogliere la Piòva e di bagnare con essa l’ime radici dei paeselli di Oltrepiave. Corsa la valle del Comèlìco, a S. Stefano, piega decisamente ad oriente ed esce tranquillissimo rivo sull’altipiano di Sappàda, ricercando a nord le sue sorgenti al bianco Peralba. Il Piave col Cordèvole, facendo, quasi, cerchio delle lunghe braccia, racchiude i monti e le piagge erbose a settentrione di Sappàda e la valle deliziosa di Visdènde: col Cordèvole e col Pàdola abbraccia, in un molle amplesso, tutto il Comèlìco, racchiudendo il tributo d’acque del versante italiano.