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ma nel popolo cadorino rimase inalterata, indomita l’aspirazione alla libertà, aspirazione, che si sviluppò in quel sentimento di pura e alta italianità, che, nel 48, scrisse quelle pagine gloriose, di cui ritroveremo l’eco nei più ardui colli alpini e la visione intera nelle anime della generazione cadorina, che sta per tramontare.

L’arte provvida ministra della storia di un popolo non lasciò molto di notevole in Cadore.

Lontani dal mondo, segregati dai centri artistici, i Cadorini non poterono sviluppare un senso artistico profondo. Oppressi dai bisogni della vita, relativamente poveri per la natura del suolo, mancanti di grandi famiglie di Mecenati, mal poterono portare un gran contributo all’arte.

Prima del trecento, il culto si svolge nelle cappelle del pagus e dei vici. Sono cappelline umili, sorgenti in mezzo ai villaggi, o su qualche poggio. L’arte non la conoscono nella linea architettonica e nello sfarzo interno. La semplicità del sentimento religioso si traduce nella semplicità delle linee dimesse: una capanna con pareti in muratura biancheggia tra le case di legno, annerite dal fumo. Nell’interno, la poca luce entra dall’ampia porta e dalla piccola fenestra oblunga, alta sulla parete. E alle pareti qualche tela di poco valore e sui muri glorie e leggende di santi e volti di Madonne e di Redentori dipinti a fresco da mani, per lo più, inesperte. L’arte giottesca mandò qualche riflesso fin tra questi monti. La chiesina di S. Margherita e il vecchio coro di S. Niccolò portano affreschi antichissimi della maniera di Giotto. Pure affrescata era la vecchia chiesina di S. Daniele, pendente dal M. S. Daniele altissimo sperone del Tudàio.

Le piccole chiese cadorine conservano le linee modestissime fino alla metà del quattrocento, epoca in cui comincia ad apparire lo stile gotico, che continua per tutto il cinquecento. Ma anche le chiese gotiche nulla hanno di grandioso, nulla di splendido. Piuttosto che chiese sono cappelline modeste, che tradiscono la povertà dei mezzi e, spesso, la grossolana coltura del maestro muratore. Il gotico viene importato da Mistro Culau murador de Carnia: egli ne eresse tre: quella di S. Antonio in Can-