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Segue un decennio di dominazione tedesca (1337-1347). Morto Lodovico il Bavaro, il marchese di Brandenburg col conte Enghelmaro di Villanders mandato da Carlo quarto, tenta invadere il Cadore, ma le genti del patriarca Bertrando unite a tutti i Cadorini battono i Tedeschi (1347).

Con questa vittoria ottenuta da armi italiane e paesane comincia e continua fino alla dedizione del Cadore a Venezia il dominio diretto di Aquileia. Durante questo tempo, il Cadore fissa, a poco a poco, la sua divisione amministrativa. Le decanie longobarde si trasformano, con altro valore, nei dieci centenari cadorini: il centenario comprende alcune vicinie, e le vicinie un gruppo di Regole. Il patriarca Bertrando sanziona questo stato di cose.

Venezia, intanto, stende il suo dominio sulle terre dal patriarcato aquileiese e, poi, su Aquileia stessa; il Cadore fu invitato a unirsi alla Repubblica. I Cadorini, per le antiche relazioni commerciali con Venezia, erano proclivi a farlo, ma, prima, vollero essere sciolti dal giuramento di fedeltà verso il patriarca. Ottenutolo da Lodovico di Teck, ultimo patriarca con dominio temporale, si diedero a Venezia al grido unanime: camus ad bonos ventos! Vi andarono, ma portando essi stessi le condizioni della dedizione: Venezia le accettò tutte. Da quel tempo, per ben 377 anni, il Cadore visse con leggi proprie protetto dal Leone di S. Marco. Francesi e Austriaci si succedettero,