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xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo | 89 |
Costanza.
Sia benedetto l’alto Dio fecondo,
ed io in nome suo vi benedico.
Or siam vere sorelle, al parer mio:
orsú, laudiamo il nostro padre Dio.
Costanza, Artemia ed Attica cantano tutte e tre insieme:
A te sia laude, o Caritá perfetta
c’hai pien di caritate il nostro cuore;
l’amor, che questi dolci prieghi getta,
pervenga a’ tuoi orecchi, o pio Signore:
questi tre corpi verginali accetta
e gli conserva sempre nel tuo amore.
Della Vergine giá t’innamorasti:
ricevi, o Sposo nostro, i petti casti.
Concione di Gallicano a’ soldati:
O forti cavalier, nel padiglione
il capitan debb’esser grave e tardo;
ma, quando è del combatter la stagione,
sanza paura sia forte e gagliardo.
Colui, che la vittoria si propone,
non stima spade, sassi, lance o dardo.
Lá è il nimico, e giá paura mostra:
su, diamci drento: la vittoria è nostra.
Affrontasi con gli nimici, e gli è rotto tutto l’esercito; e, restato solo con Giovanni e Paulo, dice:
Or ecco la vittoria ch’io riporto!
Ecco lo Stato dello imperadore!
Lasso! meglio era a me ch’io fussi morto
in Persia, ché morivo con onore!