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xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo | 85 |
Gallicano:
Nessuna cosa, o divo imperadore,
brama il mio cuor, quanto farti contento,
conservare il tuo Stato e ’l mio onore:
Costanza sanza questo m’è tormento.
[I]oFonte/commento: Edimburgo, 1912 spero tornar presto vincitore;
so che fia presto questo fuoco spento:
proverrá con suo danno il popol strano
la forza e la virtú di questa mano.
Quando un’impresa ha in sé grave periglio,
non metter tempo nella espedizione:
pensata con maturo e buon consiglio,
vuole aver presta poi l’esecuzione.
Però sanza piú indugio il cammin piglio:
arò Paulo e Giovanni in dilezione
come fratelli o figli tuttavia;
e raccomando a te Costanza mia.
O fidato Alessandro, presto andrai;
Attica, Artemia, fa’ sien qui presenti.
E tu, Anton, trova danari assai,
[e]Fonte/commento: Edimburgo, 1912 presto spaccia tutte le mie genti.
O forti cavalier, che meco mai
non fuste vinti, o cavalier potenti
nutriti nella ruggine del ferro,
noi vinceremo ancor: so ch’io non erro.
Gallicano, poiché sono giunte le figliuole, dice a Costantino:
Non posso dirti con asciutte ciglie
quel ch’io vorrei delle dolci figliuole.
Io te le lascio acciò che sien tue figlie.
Fortuna nella guerra poter suole;
io vo di lungi molte e molte miglie
fra gente che ancor ella vincer vuole:
bench’io speri tornar vittorioso,
l’andare è certo, e ’l tornar è dubbioso.