Pagina:Lorenzo de' Medici - Opere, vol.2, Laterza, 1914.djvu/85


xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo 79


Costantino, il padre, risponde:


     Io sento, figlia mia, tanta dolcezza,
che pare il gaudio quasi fuor trabocchi;
né posso far che per la tenerezza
non versi un dolce pianto giú dagli occhi.
Dolce speranza della mia vecchiezza,
creder nol posso infin ch’io non ti tocchi.

E, dicendo cosí, gli tocca la mano:


Egli è pur vero. Oh gran cosa inaudita!
Ma dimmi, figlia mia: chi t’ha guarita?

Risponde Costanza:


     Non m’ha di questa infermitá guarita
medico alcun, ma la divina cura:
io me n’andai e devota e contrita
d’Agnesa a quella santa sepoltura;
feci orazion, la qual fu in cielo udita;
poi dormi’; poi desta’mi netta e pura;
feci allor voto, o caro padre mio,
che ’l mio sposo e ’l tuo genero sia Dio.

Costantino risponde:


     Grande e mirabil cosa certo è questa:
chi l’ha fatta non so, né ’l saper giova.
Basta: se sana la mia figlia resta,
sia chi si vuol: questa è suta gran pruova.
Su, rallegriamci tutti e facciam festa.
O scalco, su, da far colezion truova.
Fate che presto qui mi vengh’innanzi
buffoni e cantator, chi suoni e danzi.