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CAPITOLO V
[La felicitá consiste nel fruire Dio per volontá.]
Era il mio cor sí di dolcezza pieno,
che udendo mi pareva esser tirato
al ben che le parole sue dicieno.
L’animo s’era astratto e separato,
e dicevo fra me: — Or che fia il vero,5
se ’l sentirne parlar mi fa beato? —
Quando, visto Marsilio il mio pensiero,
dissemi: — In te medesmo ora fa’ pruova
qual è de’ due predetti il bene intero.
Intender quel ch’io dico assai ti giova;10
ma, passato il primo atto, il bene inteso
crea nel cor maggior dolcezza nuova.
L’animo ch’è nel ricercare acceso,
pel conosciuto ben poi possedere
cerca, per goder solo il ben compreso;15
e non a fin d’intender vuol godere:
adunque quello intender che procede,
ministro è di quel ben che cerca avere.
Render ragion possiamo a chi richiede
a che fin noi cerchiam, ch’è per fruire20
quel ben che nostra mente prima vede.
Del gaudio altra ragion non si può dire,
se non sol gaudio, che in eterno dura,
né in altro maggior ben può la mente ire.