Di questi due è il nettare piú ameno
all’alma, che allor vive al mondo interita,
e il gaudio del veduto è assai piú pieno.
Perché s’è piú nella vita preterita100
merito, Dio amando, che intendendo,
se amore è il fior, d’amore il frutto merita.
Che amor merita piú, provare intendo,
e che piú l’alma amando in vita acquista
la divina bontá, che inquirendo.105
Prima, sí poca è nostra mortal vista
che vera cognizion di Dio non dona,
ma pare in vita in piú error consista.
Ma quello ha volontá perfetta e buona,
e Dio veramente ama, che a se stesso110
per lui, o ad altra cosa non perdona.
Come error fa maggiore e piú espresso
chi ha Dio in odio, che chi non lo intende,
cosí chi l’ama piú, piú merto ha in esso.
Questo Natura e la ragion l’ostende;115
per fare il detto mio piú fermo e forte
de’ contrari una regola si prende.
Amor del Paradiso apre le porte,
né la nostr’alma amando giamai erra,
ma il ricercarlo spesso induce morte.120
Leva in superbia l’animo di terra
la scienzia talora, e gli occhi vela;
a questi sempre Dio s’asconde e serra.
A’ sapienti e prudenti si cela:
come di sé la santa bocca disse,125
amore a’ semplici occhi lo rivela.
Colui che a perscrutar di Dio si misse,
giá non gli attribuisce e non l’onora
per questo, e forse a sua gloria lo ascrisse.
Ma chi di sue bellezze s’innamora,130
quel che possiede e sé a Dio presenta,
a cui Dio sé tribuisce ancora.