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CAPITOLO IV
[La beatitudine è la contemplazione che fa l’anima separata dal corpo non circa gli angioli, ma circa Dio; e piú per la volontá che con l’intelletto.]
Sanza esser suto da altro nume scorto,
modulato ho con la zampogna tenera
il verso, col favor che Pan ne ha porto;
Pan, quale ogni pastore onora e venera,
il cui nome in Arcadia si celébra,5
che impera a quel che si corrompe o genera.
Or perché quanto la luce è piú crebra
e piú lucente agli occhi de’ mortali,
par sia maggiore oscuro e piú tenébra;
all’alma avvien come a certi animali,10
che manco veggon quel ch’è piú lucente;
ancora gli occhi nostri al sol son tali.
E cosí l’occhio della nostra mente
per la imperfezione manco vede
quel ch’è piú manifesto ed apparente.15
Salir non può piú alto il mortal piede;
onde convien ch’altri il cammin ne scorga,
e levi l’alma al ciel, che in terra siede.
La figlia qui del gran Tonante sorga,
che sanza madre del suo capo uscío;20
questa la mano al basso ingegno porga.
D’un amor santo incenda il mio disio,
e d’un tal lume l’intelletto illumine,
qual si convien chi vuol parlar di Dio.