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CAPITOLO III
[De’ beni naturali, cioè corporali.]
— Quel che Fortuna in sua potenzia tiene,
soggiunse a noi parlando il novel Plato,
dunque chiamar non puossi intero bene.
Il ben del corpo ben proporzionato
solo in tre parti si divide e pone:5
l’esser robusto, sano e pulcro nato.
I primi due, da poca lesione
offesi, quel ben pèrdon, che giá piacque
per sommo bene al robusto Milone.
Però felicitá giamai non giacque10
in questi, né è ancor porto tranquillo
in quel che bello e specioso nacque.
In questa il sommo ben giá pose Erillo;
e benché fusse ogni bellezza in esso,
giá contento per questo non puoi dillo.15
Se l’esser pulcro ad alcuno è concesso,
ad altri giova piú quella figura
sanza comparazione che a se stesso.
Quest’è un bene che toglie e dá Natura,
né puossi in esso la speranza porre,20
ché, come fior, lo strugge il tempo, e fura.
Però passa il pensier piú oltra e scorre,
dicendo: — Forse fia in nostra mente,
di cui altri che noi non può disporre. —