Né sanno come dolci poi riescono,
ma impauriti nella prima impresa,
da uno in altro error tutto dí crescono.
Ma il prolungare a voi ed a me pesa,100
né voglio avvenga a me come a coloro,
che hanno il ciel come una pelle estesa.
Dico che questo ben, questo tesoro
cerco e descritto giá da tante lingue,
sel serba Iddio nel suo superno coro:105
ove ogni ardore e passion s’estingue,
e perché molti ben sono apparenti,
in questo modo prima si distingue.
Tre spezie son de’ beni uman presenti,
— cosí comincia chi tal nodo scioglie, — 110
che cader posson nelle nostre menti:
i primi la Fortuna dá e toglie,
gli altri que’ ben che al corpo dá natura,
i terzi l’alma nostra in sé raccoglie.
Quadripartita i primi han lor misura,115
dominazion, ricchezza, onore e grazia,
e questi ultimi due hanno una cura.
La prima, quanto piú ampla si spazia,
ha piú sospetti; ed a quanti piú dòmini,
con piú convien che stia in contumazia.120
Cesare il vero ben par questa nomini,
e pur vivendo alfin poté vedere,
che quel che impera piú, serve a piú uomini.
L’altra è molte ricchezze possedere;
e perché tal disir mai fin non trova,125
non debbe ancor quiete alcuna avere.
Ed oltra questo mal per ben s’approva,
e stoltamente alcuno in quel s’affida,
che spesso nuoce assai piú che non giova.
Per sé giá l’òr non si disia o grida,130
ma ad altro effetto: adunque non è quello
intero ben, come giá parve a Mida.