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capitolo i 37

     Chi in semplice bontate oggi s’affida,
stolto s’appella, e quel che ha piú malizia
piú saggio pare a chi ’n quel cerchio annida.
     Con l’util si misura ogni amicizia:
or pensa che dolcezza è in quello amore,65
il qual fortuna intepidisce o vizia!
     Come esser può quieto mai quel core,
il qual cupiditate affligge e muove
o a troppa speranza o a timore?
     Ma voi vi state in questi monti, dove70
pensier non regna perturbato o rio,
né ’l cor pendente sta per cose nuove.
     La vostra sete spegne un fresco rio,
la fame i dolci frutti, e misurate
con la natura ogni vostro disio.75
     Il letto è qualche fronde nella state,
il secco fien sotto le capannelle
il verno, per fuggir acque e brinate.
     Le vesti vostre non son come quelle
cerche in paesi stran per le salse onde:80
contenti state alla velluta pelle.
     Oh quanto è dolce un sonno in queste fronde
non rotto da pensier, ma l’onda alpestre
col mormorio al tuo russar risponde!
     Credo che spesso ogni Ninfa silvestre85
convenga al fonte tanto chiaro e bello,
con piú dolce armonia che la terrestre.
     Al dolce canto lor suave e snello,
al suon della zampogna, a’ versi vostri
risponde Filomena o altro uccello.90
     Se avvien che un tauro con un altro giostri,
credo non manco al cuor porga diletto
che i feri ludi de’ teatri nostri.
     E tu, giudicatore, al piú perfetto
doni verde corona; ed in vergogna95
si resta l’altro misero e in dispetto.