Credo che mai né tempestosa o bruna25
sia l’aria in loco sí lieto ed adorno,
né ciel vi possa nuocere o fortuna.
Cosí stando soletto al bel soggiorno
della mia propria compagnia contento
e sol co’ dolci miei pensieri intorno,30
contemplava quel loco: e in quello i’ sento
sonare una zampogna dolcemente,
tal che del sonator balla l’armento.
Alla dolce ombra, a quel licor corrente
venia per meriggiare, e, me veggendo,35
nuovo stupor gli venne nella mente.
Fermossi alquanto, e poi pur riprendendo
il perso ardir, con pastoral saluto
mi salutò; poi cominciò, dicendo:
— Dimmi, per qual cagion sei qui venuto?40
perché teatri e gran palagi e templi
lasci, e l’aspro sentier t’e piú piaciuto?
Deh dimmi, in questi boschi or che contempli?
le pompe, le ricchezze e le delizie
forse vuoi prezzar piú pe’ nostri esempli? — 45
Ed io a lui: — Io non so qual divizie
e quali onor sien piú suavi e dulci
che questi, fuor delle civil malizie.
Tra voi lieti pastor, tra voi bubulci
odio non regna alcuno o ria perfidia,50
né nasce ambizion per questi sulci.
Il ben qui si possiede sanza invidia;
vostra avarizia ha piccola radice,
contenti state nella lieta accidia.
Qui una per un’altra non si dice,55
né è la lingua al proprio cor contraria,
ché quel, ch’oggi il fa meglio, è piú felice.
Né credo ch’egli avvenga in sí pur’aria
che ’l cor sospiri e fuor la bocca rida,
ché piú saggio è chi ’l ver piú cuopre e varia.60