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autorevoli a noi pervenuti. L’elegia: «Vinto dagli amorosi empi martíri» è data al Magnifico dal solo L, spesso malfido nelle attribuzioni; ma probabilmente è di Lorenzino de’ Medici, a cui lo attribuisce, secondo noi piú a ragione, P3 (cc. 154 v-158 r), col titolo di Capitolo ternario.
Colloco qui la lauda: «Dalla piú alta stella», che non è suffragata dall’autoritá di alcun ms., ma che è data al Magnifico dall’edizione paciniana del 1510 e dalla giuntina del 15781; per quel che riguarda la Nencia della vulgata, le canzoni a ballo e i canti carnascialeschi, quanto ho detto piú sopra mi dispensa dall’aggiungere parola.
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Per la forma ho cercato di conciliare le esigenze d’un testo critico con quelle del gusto moderno in fatto di grafia. Seguendo quanto maestri riputati hanno piú volte detto a proposito di recenti edizioni, ho fatto giustizia sommaria di quelle false forme di grafia latineggiante, che sono oggi «inutile ingombro», anzi «impaccio dannoso e molesto alla lettura», e che rappresentano non altro che un ossequio superstizioso e malinteso all’ignoranza dei copisti, spesso anche in contraddizione con se stessi.
- ↑ Cfr. A. Tenneroni, Inizi di antiche poesie italiane religiose e morali, ecc. Firenze, Olschki, 1909, p. 91.