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ix - la caccia col falcone | 31 |
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Tornonsi a casa chi tristo e chi lieto:
e chi ha pieno il carnaiuol di starne,
alcun si sta sanza, ed è tristo e cheto,
e bisogna procacci d’altra carne:
Guglielmo viene dispettoso a drieto,
né può di tanta guerra pace farne:
Giovan Francesco giá non se ne cura,
ché uccella per piacere e per natura.
41
E giunti a casa, riponeva il cuoio
e i can governa e mette nella stalla
il canattier: poi all’infrescatoio
trovasi ognuno co’ bicchieri a galla.
Quivi si fa un altro uccellatoio,
quivi le starne alcun non lascia o falla.
Pare trebbiáno il vin, sendo cercone;
sí fa la voglia le vivande buone.
42
Il primo assalto fu sanza romore:
ognuno attende a menar la mascella;
ma poi, passato un po’ il primo furore,
chi d’una cosa, chi d’altra favella;
ciascuno al suo sparvier dava l’onore,
cercando d’una scusa pronta e bella:
e chi molto non fe’ con lo sparviere,
si sforza or qui col ragionare e bere.
43
Ogni cosa guastava la quistione
del Foglia con Guglielmo: onde si leva
su Dionigi con buona intenzione,
e in questo modo a Guglielmo diceva:
— Vuo’ ci tu tôr tanta consolazione?
e benché il caso stran pur ti pareva,
fa che tu sia, come son io, discreto,
ché averai il mio sparvier; e statti cheto. —