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362 nota

Sette allegrezze d’Amore, e che ci sono pervenute attraverso vari codici, e cioè P4, P5, R5. L., L. R., Par.1, Mrc., V2, Berg. (secolo xviii).

XVII. Rime varie o di dubbia autenticitá. — Tra le rime varie, che si possono con sicurezza attribuire al Magnifico, ho collocato soltanto i due sonetti della tenzone col Bellincioni, e l’altro che nei due codici che ce l’hanno tramandato (R, L2), ha per didascalia: «L. Medices Hermellino equo suae Puellae utendum misso».

Due codici soltanto ci riportano la tenzone col bizzarro poeta fiorentino, vale a dire i due sonetti di Lorenzo con la risposta «per le desinenze» del Bellincioni, i magliabechiani VII, 10, 359 (Mglb.5) e VII, 1034 (Mglb.6), anzi quest’ultimo non riporta che il son.: «Un pezzo di migliaccio malavia» e la risposta per le rime di Bernardo. Ma la burchiellesca tenzone, che, a malgrado degli sforzi ermeneutici del Salvini1, è in molti luoghi incomprensibile, ci è conservata nella rarissima stampa delle Rime del arguto et faceto Poeta Bernardo Belinzone, edita a Milano nel 1493, a cc. 94 v-95 r, e riprodotta nelle Rime di Bernardo Bellincioni ed. Fanfani, Bologna, Romagnoli, 1878, disp. CLX, ii, 56 sgg. Né vi è dubbio sulla sua autenticitá.

Ma non sono certamente del Magnifico, e non trovano quindi luogo nella presente edizione, tre sonetti che la Granducale ed altre stampe assegnano a lui, e cioè quelli che cominciano: «Farete insieme, o musici, lamento»; «Amico, mira ben quella figura»: «Veggo Giustizia scolorita e smorta»2.

Il primo di essi, in morte di Antonio Squarcialupi, il celebre organista di S. Maria del Fiore3, è trascritto tra varie altre poesie in lode di lui, nel foglio di guardia in pergamena del cod. Med. Pal. 87, che è lo splendido codice musicale appartenuto allo Squarcialupi, «tutto profano, tutto elegante, tutto fiorentino», contenente gran numero di ballate, cacce e madrigali dei secoli xiv e xv. Il sonetto fu verisimilmente trascritto, da mano ignota, dopo la morte di messer Antonio degli Organi; e da questo testo a


  1. Cfr. le sue postille autografe nell’esemplare riccardiano dell’ediz. milanese, segnato E. III. 266. Intorno a questa tenzone vedi il cenno di G. Volpi, Per il Bellincioni, in Propugn., N. S., III (1890), ii, 478 sgg. e Verga, Saggio di studi su B. Bellincioni, Milano, 1892, p. 35 sgg.
  2. Cfr. Ed. Hutton-Ross, i, 123 e 130; ii, 159.
  3. Cfr. quel che ne abbiamo detto a proposito del cod. Med.-Pal. 87.