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30 | ix - la caccia col falcone |
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Il Foglia innanzi alla furia si leva
e stassi cheto, ed ha pur pazienza;
e altro viso e parole non aveva
quel che aspettava in favor la sentenza
e poi subitamente la perdeva.
Disse Guglielmo: — Voglio aver prudenza:
terrolla a mente in sino all’ore estreme,
e rivedremci qualche volta insieme. —
37
Giá il sole in verso mezzo giorno cala
e vien l’ombre stremando che raccorcia;
dá loro proporzione e brutta e mala,
come a figura dipinta in iscorcia:
rinforzava il suo canto la cicala
e ’l mondo ardeva a guisa d’una torcia:
l’aria sta cheta ed ogni fronde salda
nella stagion piú dispettosa e calda.
38
Quando il mio Dionigi tutto rosso,
sudando, come fassi un uovo fresco,
disse: — Star piú con voi certo non posso:
deh vientene almen tu, Giovan Francesco!
Ma venitene tutti per ir grosso;
troppo sarebbe fiero barbaresco
chi volessi or, quando la terra è accesa,
aspettar piú per pascersi di presa. —
39
E detto questo, dié volta al cavallo
sanza aspettar Giovan Francesco ancora:
ciascun si mette presto a seguitallo,
ché ’l sol tutti consuma e divora;
il Cappellaio vien drieto, e seguitallo
i bracchi, ansando con la lingua fora:
quanto piú vanno, il caldo piú raddoppia;
pare appicciato il foco in ogni stoppia.