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nota 353

III

IL TESTO

I. Epistola a Don Federico d’Aragona. — Delle tre copie pervenuteci della celebre Raccolta aragonese, che attende ancora di essere studiata nella sua genesi e nelle sue fonti, solo P2 ci ha conservato questa lettera, primo documento, dopo il De vulgari eloquentia, di storia critica della nostra antica poesia. Sulla fede di R3, codice malfido per quel che riguarda l’attribuzione dei componimenti ivi contenuti, fu ritenuta per qualche tempo del Poliziano, e come tale pubblicata a Firenze dal Carli nel 1814, per quanto giá fin dalla metá del secolo xviii Apostolo Zeno avesse dimostrato trattarsi della lettera proemiale alla silloge di rime, messa insieme nel 1465 da Lorenzo per don Federico d’Aragona (cfr. Edizione aldina). Il testo critico è stato quindi ricostruito sui codici P2 e R3, non senza l’ausilio di V pel frammento da questo riportato.

II. Comento. — Cinque sono i mss. che ci hanno tramandato il Comento ad alcuni sonetti d’amore, e cioè P3, R4, L, V1, V2. L’esame minuto ed analitico dei codici e la loro comparazione ci ha permesso di giungere alle seguenti conclusioni:

1. Nessun ms. può ritenersi copia mediata o immediata di un altro, ma tutti procedono da tradizioni diverse, pur dovendosi segnare due gruppi distinti: R4, V1..., V2 e P8, L.

2. Nella mancanza dell’autografo perduto, il codice riccardiano, se non rappresenta l’apografo, è tuttavia il ms. piú vicino ad esso, ed ha importanza capitale per la ricostruzione del testo critico, a cagione dell’antichitá e della bontá della lezione.

3. Al codice riccardiano si avvicina notevolmente V1, mentre V2, che sta, per rispetto alla lezione, ad una grande distanza dai due codici migliori, presenta tuttavia con essi maggiore affinitá che con L e P8.

4. Il gruppo L e P8 rappresenta le due copie piú affini, piú tarde e meno sicure dell’opera medicea1.




  1. Gli accademici della Crusca fondarono, può dirsi, la Granducale sopra il cod. Pal., che a loro parve invece piú compiuto e corretto, mentre, pur non cono-
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