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ix - la caccia col falcone | 29 |
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Quel del Foglia avea preso per la gorga
quel di Guglielmo, e crede che ’l suo sia,
perché a Guglielmo tal parole porga:
— La tua è stata pur gran villania:
non credo a starne lo sparviere scorga,
ma a sparvieri: egli è troppa pazzia
a impacciarsi uccellando con fanciulli:
questi non son buon giochi o buon trastulli. —
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Guglielmo queto sta, e gran fatica
dura a tener l’allegrezza coperta;
pur con umil parole par che dica:
— Io non lo viddi, e questa è cosa certa; —
e questo piú e piú volte riplica.
Intanto il Foglia avea giá sceso l’erta;
e come alli sparvieri è prossimano,
quel di Guglielmo è guasto, il suo è sano.
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E getta presto il suo logoro in terra:
lo sparvier non men presto vi si pose:
e come a vincitor in quella guerra,
vezzi li fa ed assai piacevol cose.
Vede intanto Guglielmo che lui erra,
e guasto il suo sparviere; onde rispose
al Foglia: — Tu se’ pur tu il villano; —
ed alzò presto per dargli la mano.
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Ma come il Foglia s’accorse dell’atto,
scostossi un poco, acciò che non li dessi.
Disse Guglielmo al Foglia: — Tu se’ matto,
se ne credi andar netto; e s’io credessi
non far vendetta di quel che m’hai fatto,
credo m’impiccherei: e s’io avessi
meco Michel di Giorgio o ’l Rannuccino,
attenderesti ad altro, cervellino. —