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Pietro Bembo1, dalla biblioteca del quale passò a quella dell’Orsini, e quindi pel testamento del 21 gennaio 1600 alla Vaticana. Il cod., che è uno tra i piú compiuti, contiene del Magnifico: 149 sonetti, 9 canzoni e 5 sestine (cc. 1-6 v; 7-30; 37-60 v; 65-68 v), 9 capitoli e orazioni in terza rima (30 v-35 v; 61-64 v; 69-74), 6 laudi (35 v-36 v; 100 v-104), le Selve (76-100), 32 canzoni a ballo (6 v-7; 104-119 v), le Sette allegrezze d’amore (120-121 v), 11 canti carnascialeschi (121 v-131) e il Simposio (131 v-145 v). Segue da c. 150 a c. 225 v il Commento ai sonetti d’amore.
43. Vaticano Barberiniano Lat. XLV, 39. [Barb.]. Cart. del sec. xvi inoltrato; mis. 293×214. Sul dorso: Poesie del sec. XV e XVI. Comprende in tutto 260 cc., ed è una silloge di rime del Magnifico, del Poliziano, del Benivieni, di Antonio Alamanni, di Biagio Bonaccorsi ecc. Le rime di Lorenzo sono: 28 sonetti, 4 canzoni e 1 sestina (c. 171. sgg., 209 sgg.), ma della canzone: «Amor, veggo che ancor non sei contento» mancano le strofe Ia e IIa e i primi 12 versi della terza, poiché il codice è mutilo delle cc. 206-208.
44. Ms. 2077 della Bibl. naz. «Vittorio Emanuele» di Roma (Sessoriano, 413) [S]. È la nota raccolta di rime cortigiane dell’ultimo Quattrocento: vedine descrizione e tavola in Spinelli, Arch. st. lomb., vol. xiv. Cfr. anche Renier, Poeti sforzeschi, in Rass. emiliana, i, e Pèrcopo, in Rassegna crit. d. lett. it., i, 10 sgg. A cc. 435 r-440 v, 26 «Sonetti del magnifico Lorenzo de medici».
45. Cod. 73 della Societá Colombaria di Firenze. [Col.]. Cart. della prima metá del sec. xvi, di cc. 65 mod. numerate a matita; mis. 290×213. I componimenti sono numerati e rubricati, e cosí pure, in rosso, sono le didascalie di alcuni di essi. Nella prima carta in alto: «Questo libro... djachopo diminiato qâm Bernardo miniati». Piú sotto, di mano del can. A. M. Biscioni: Poesie volgari di Lorenzo de’ Medici che fu Padre di Papa Leone Decimo. Una nota autografa del Biscioni nel tergo del foglio avverte che le poesie aggiunte sono tratte dall’edizione aldina. Il codice adunque si compone di due parti, l’una antica da c. 2 a c. 57 v (1a metá del foglio), l’altra dovuta al celebre erudito toscano da c. 57 v a c. 65 v, il quale trascrisse anche in margine della c. 39 v la lauda «Bench’io rida» ecc., pose accanto a ciascun componimento della prima parte la pagina dell’aldina, in cui il componimento
- ↑ Per notizie su T. Bembo cfr. Mazzucchelli, II, ii, 769-70; per le relazioni fra lui e l’Orsini, De Nolhac, op. cit., p. 94.