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338 | nota |
41. Vaticano 3218 [V1]. Cod. cart. rilegato in pergamena flessibile, sulla cui faccia anteriore è scritto «Lorenzo de Medici». Una guardia cart. staccata ha di mano piú recente: Lorenzo de’ Medici, le poesie col suo commento | Ful[vius] Vrs[inus]. Il Commento occupa 48 carte, in cui è traccia di una numerazione sincrona, che sembra arrivare fino a c. 43, se i numeri successivi non sono stati ritagliati da una posteriore squadratura del margine, com’è avvenuto talvolta da c. 37 in poi. La c. 43 è bianca ed il testo ripiglia a tergo della c. 44 fino alla fine. Segue una c. bianca non numerata, nel recto della quale è la solita sigla Yhs, e due sonetti caudati che cominciano: 1° «Destati o fer lione che statu affare». 2° «Questa mattina vorto ho pdicare». Nella guardia posteriore: Commento di Loren. Medici. Le correzioni interlineari e marginali dovute alla mano medesima del testo sono numerose; i sonetti sono trascritti per disteso: solo dal son. 33° [«Il cor mio lasso il mezzo all’angoscioso»] non è dato che il primo verso degli ultimi otto sonetti. La scrittura è dei primi anni del Cinquecento. — Nell’inventario dei libri orsiniani, pubblicato dal De Nolhac (op. cit., p. 392) il ms. è cosí ricordato: 13. «Poesie del medesimo [Lorenzo de’ Medici] col commento, con alcune correttioni, in papiro in foglio et coperto di carta pecora».
42. Vaticano 3219 [V2]. Cod. membr., legato in cuoio con fregi d’oro, che misura mm. 239×167. Nel dorso della carta incollata internamente al cuoio si legge: «Ave Regina Celorum. Ave domna angelorum quia Radiis yesse horta». Nella seconda carta in alto: «Le Rime di Lorenzo de Medici col comento del Medesimo». Sotto, la solita sigla dei mss. orsiniani (Ful. Vrs.). Il ms. è composto di 226 cc. numerate, piú 7 bianche in principio e 7 in fine. La prima parte del codice comprende le rime di Lorenzo fino a c. 145 v; a c. 150 comincia il Comento ai sonetti, che va fino alla fine (c. 226); le cc. 145-149 intermedie sono bianche. La prima carta delle Rime e la prima del Commento sono miniate, come pure molte iniziali dei capoversi. Ai piedi della prima pagina è pure miniato uno stemma sormontato dal cappello cardinalizio: le palle rosse ed azzurre e i gigli d’oro ci dicono che questo bel codice dovette appartenere a un cardinale della famiglia Medici. Nel tergo dell’ultima carta: «Del Rev.mo Bembo Mons. Torquato». Il ms. dunque, che nel cit. catalogo edito dal De Nolhac è cosí ricordato: «L. de M. le poesie col suo commento, scritto in carta pergamena et coperto di corame lionato», appartenne al figlio di