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ix - la caccia col falcone | 25 |
16
Scaldava il sole al monte giá le spalle,
e ’l resto della valle è ancora ombrosa,
quando, giunta la gente in su quel calle,
prima a vedere e disegnar si posa,
e poi si spargon tutti per la valle;
e perché a punto riesca ogni cosa,
chi va co’ can, chi alla guardia, al getto,
sí come Strozzo ha ordinato e detto.
17
Era da ogni parte uno sparviere
alto in buon luogo da poter gittare;
l’altro a capo ne va del canattiere,
e alla brigata lo vorrá scagliare;
era Bartolo al fondo ed Uliviere
ed alcun altro per poter guardare
a mezza piaggia e in una bella stoppia:
il Cappellaio ai can leva la coppia.
18
Non altrimenti quando la trombetta
sente alle mosse il lieve barbaresco,
parte correndo, o, vuo’ dir, vola in fretta;
cosí i cani, che sciolti son di fresco:
e se non pur che ’l canattier gli alletta,
chiamando alcuni, ed a chi scuote il pesco,
sarebbe il seguitarli troppa pena:
pur la pertica e il fischio li raffrena.
19
— Tira, buon can, su; tira su, cammina;
andianne, andianne; torna qui, te’, torna:
ah! sciagurato Tamburo e Guerrina,
abbiate cura a Serchio che soggiorna;
ah! bugiardo, ah! poltron; volgi, Rossina:
guata buon can, guata brigata adorna!
te’, Fagiano; oh che volta fu mai quella! —
in questo modo il canattier favella.