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300 xvii - rime varie o di dubbia autenticitá

ma nel rider certi accenti
gentileschi usate sempre,
certi tócchi e certe tempre
da far altri sgretolare.
     Imparate i giuochi tutti,
carte, dadi, scacchi e tavole,
perché fanno di gran frutti,
canzonette, versi e favole.
Ho veduto ancor di quelle
che pel canto paion belle;
ho veduto ancor di quelle
che ognun l’ama pel ballare.
     Il sonar qualche istrumento
par che accresca anco bellezza;
vuolsi al primo darvi drento,
perché l’è piú gentilezza.
Molto veggo che s’apprezza
una donna c’ha il piacevole;
io per me queste sazievole
non le posso comportare.
     Le saccenti e le leziose
a vederle par ch’io muoia;
le fantastiche ed ombrose
piú non posso averle a noia.
Ad ognun date la soia,
ad ognun fate piacere,
[c]héFonte/commento: Edimburgo, 1912 ’l saper ben trattenere
sempre stette per giovare.
     Non mi piace chi sta cheta,
né chi sempre mai cinguetta,
né chi tien gli occhi a dieta,
né chi qua e lá civetta.
Sopra tutte mi saetta
quella ch’usa qualche motto,
che vi sia mistero sotto,
ch’io lo sappia interpretare.