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v - canzoni a ballo 293

iii

[L’uccello]


     Donne, i’ allevo un uccello,
un uccel c’ha ’l becco rosso;
i’ lo imbecco come i’ posso:
non vedesti mai il piú bello.
     Egli è giá tanto cresciuto,
che mi par quasi allevato,
bianco e grosso e ben pasciuto,
che par un bambin fasciato;
anzi in modo è diventato
che par de’ giudei il rollo,
ché non è mai sí satollo
che non becchi anche un ciantello.
     Egli ha sol questo difetto
che tra gli uomin non fa motto;
tra le donne sí vel metto,
rizza il capo in su di botto;
poi s’ingegna entrar lor sotto,
apre un tratto l’occhiolino,
poi ritruova il bucolino,
come il topo o il pippistrello.
     Quando egli è poi stato un poco,
egli pare aver mal fatto;
poi gli par pure un bel gioco:
vorre’ fare un altro tratto;
s’i’l posso campar dal gatto,
un dí vel farò vedere,
ma non vi parrá sparviere,
ché non porta mai cappello.