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iv - la nencia da barberino 287

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     O povero Vallera sventurato,
ben t’hai perduto il tempo e la fatica!
Solevo dalla Nencia essere amato,
ed or m’è diventata gran nimica,
e vo urlando come disperato,
e lo mio gran dolor convien ch’io dica.
La Nencia m’ha condotto a tal estremo;
quando la veggio, tutto quanto tremo.

49

     Nenciozza mia, tu mi fai consumare,
e di straziarmi ne pigli piacere.
Se senza duol mi potessi sparare,
mi sparerei, per darti a divedere,
s’i’ t’ho nel core, e pur t’ho a sopportare:
tel porrei in mano e fare’ tel vedere:
se lo toccassi con tua mano snella,
e’ griderebbe: — Nencia, Nencia bella. —

50

     Nenciozza mia, tu ti farai con Dio,
ch’io veggo le bestiuole presso a casa;
io non vorrei per lo baloccar mio
nessuna fusse in pastura rimasa.
Io veggo ben che l’han passato il rio,
e sentomi chiamar da mona Masa.
Fátti con Dio, ch’andar me ne vo’ tosto,
ch’i’ sento Nanni, che vuol fa delrFonte/commento: Edimburgo, 1912 mosto.