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284 xvii - rime varie o di dubbia autenticitá

36

     Addie, gigliozzo mio dal viso adorno,
i’ veggio i buoi ch’andrebbon a far danno:
arrecherotti un mazzo, quando torno,
di fragole, se al bosco ne saranno;
quando tu sentirai sonare il corno,
vientene dove suoi venir quest’anno,
appiè dell’orto in quella macchierella:
arrecherotti un po’ di frassinella.

37

     Io t’ho fatto richiedere a tuo padre:
Beco m’ha strascinato le parole,
ed è rimaso sol dalla tua madre,
che mi par dica pur ch’ella non vuole.
Ma io vi vo’ venir con tante squadre,
che meco ti merrò, sia che si vuole;
io l’ho piú volte detto a lei e a Beco:
deliberato ho accompagnarmi teco.

38

     Quando ti veggio tra una brigata,
sempre convien ch’intorno mi t’aggiri,
e com’io veggo ch’un altro ti guata,
par proprio che del petto il cor mi spiri.
Tu mi se’ sí nel cuore intraversata,
ch’i’ rovescio ogni dí mille sospiri.
E con sospiri tutto lucidando,
e tutti ritti a te, Nencia, gli mando.

39

     Nenciozza mia, deh! vien’ meco a merenda,
ché vo’ che no’ facciamo una insalata;
ma fa’ che la promessa tu m’attenda
e che non se n’avvegga la brigata.
Non ho tolto arme, con che ti difenda
da quella trista Beca sciagurata;
e so che l’è cagion di questo affare,
che ’l diavol sí la possa scorticare.