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iv - la nencia da barberino 281

24

     Se mi dicessi, quando Sieve è grossa:
— Gettati dentro, — i’ mi vi getteria,
e s’io dovessi morir di percossa,
il capo al muro per te battería;
comandami, se vuoi, cosa ch’i’ possa,
e non ti peritar de’ fatti mia:
io so che molta gente ti promette;
fanne la prova d’un pa’ di scarpette.

25

     Io mi sono avveduto, Nencia bella,
ch’un altro ti gaveggia a mio dispetto;
e s’io dovessi trargli le budella
e poi gittarle tutte inturun tetto,
tu sai ch’io porto allato la coltella,
che taglia e pugne, che par un diletto:
che s’io il trovassi nella mia capanna,
io gliele caccerei piú d’una spanna.

26

     Piú bella cosa che la Nencia mia,
né piú dolciata non si troverebbe.
Ella è grossoccia, tarchiata e giulía,
frescoccia e grassa, che si fenderebbe;
se non che l’ha in un occhio ricadía:
chi non la mira ben non se n’andrebbe,
ma col suo canto ella rifá ogni festa,
e di menar la danza ella è maestra.

27

     Ogni cosa so fare, o Nencia bella,
pur che mel caccia nel buco del cuore:
io mi so mettere e trar la gonnella,
e di porci son buon comperatore;
sommi cignere allato la scarsella,
e sopra tutto buon lavoratore:
so maneggiar la marra ed il marrone,
e suono la staffetta e lo sveglione.