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278 | xvii - rime varie o di dubbia autenticitá |
12
Non ho potuto stanotte dormire:
mill’anni mi parea che fussi giorno,
sol per poter con le bestie venire
con esso teco, e col tuo viso adorno;
e pur del letto mi convenne uscire:
posimi sotto il portico del forno,
ed ivi stetti piú d’un’ora e mezzo,
fin che la luna si ripose al rezzo.
13
La Nencia mia non ha gnun mancamento:
è lunga e grossa e di bella misura;
ell’ha un buco nel mezzo del mento,
che rimbellisce tutta sua figura:
ell’è ripiena d’ogni sentimento:
credo che la formasse la natura
morbida e bianca, tanto appariscente,
che la trafigge il cuore a molta gente.
14
Io t’ho recato un mazzo di spruneggi
con coccole, ch’io colsi avale avale:
io te le donerei, ma tu grandeggi,
e non rispondi mai né ben né male.
Stato m’è detto che tu mi dileggi,
ed io ne vo pur oltre alla reale:
quando ci passo, che sempre ti veggio,
ognun mi dice, come ti gaveggio.
15
Tutto dí ier t’aspettai al mulino,
sol per veder se passavi in diritta:
le bestie son passate al poggiolino,
vientene su, ché tu mi par confitta.
Noi ci staremo un pezzo ad un caldino,
or ch’io mi sento la ventura ritta:
noi ce n’andremo insieme alle poggiuole;
insieme toccheremo le bestiuole.