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II
CAPITOLI
i
[La reietta.]
Tu se’ disposto pur, crudel, lassarmi,
rompere al tutto la ’mpromessa fede,
dar fine al fraudolente lusingarmi.
Non merta l’amor mio simil merzede,
non merta chi si fida esser gabbato;5
ma spesso va cosí chi poco crede.
Ché appena ti vidi io, perfido, ingrato,
ch’ogni mia libertá ti diedi in preda;
or ne va par la pena col peccato.
Ma convien pur ch’alla tua voglia ceda,10
convien che a mal mio grado al ciel consenta,
benché la morte innanzi agli occhi veda;
la qual nel volto mio porto dipenta,
da che dicesti far da me partita,
qual non può far che mai d’amar mi penta.15
Ma, se ho per te mia libertá smarrita,
perso l’onor, la fama, il tempo e l’alma,
giusto è che ancor per te perda la vita.
Tu se’ disposto pur d’aver la palma:
abbila: ormai son vòlta a contentarti20
e porre a terra l’amorosa salma.
Ma di’, che t’ho fatto io se non amarte,
se non servirti ed adorarti tanto,
con pura fé, con ogni studio ed arte?