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172 xiv - simposio ovvero i beoni

     Benché in viso ti paia uom di gran cura,
non credere alla falsa sua presenza;
ch’egli è pure una sciocca creatura.30
     Costui è bevitor per eccellenza:
ma in vero e’ bee molto pulitamente,
ché in corte lo ’mparò fuor di Fiorenza.
     Deh! lascial andar via fra l’altra gente;
ché, stu sapessi quanto poco è saggio,35
non lo vorresti o amico o parente.
     Vedi tu un che séguita il viaggio,
unto bisunto come un carnesciale?
Gli è ’l maestro de’ corrier, quel del vantaggio.
     Costui taverna fa, ma ne fa male;40
ch’egli ha beúto tanto al fin dell’anno,
che non ne resta mai in capitale:
     il Fico, il Buco, le Bertucce il sanno:
e perché malvagia non ha in bottega,
al candiotto fa ancor spesso danno.45
     Quando gli vien di lettere una piega
e che la porta a’ mercatanti lieto,
lui e lor san di vino a chi la spiega.
     Quel che tu vedi che a costui vien drieto,
a onde balenando a spinapesce,50
se ti par ebro, egli è, ma non d’aceto:
     egli è Stefan Sensal, che gli riesce
meglio il diventar zuppa in dua parole,
piú che non fa il notar nell’acqua il pesce.
     Non altrimenti se si scuopre il sole55
nell’oriente, illuminar di botto
ogni animale e tutto ’l mondo suole:
     cosí costui al ber tanto è corrotto,
che, come in viso l’ha guardato un tratto,
non l’ha prima veduto, ch’egli è cotto.60
     Vedi tu, drieto a lui non giá gran fatto,
tre, ch’esser debbon dodicentinaia,
che come porci corrono allo imbratto?