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CAPITOLO IV


     Io avea fermo allo Steccuto l’occhio,
quando il mio duca disse: — Se piú stessi,
giugnere’ forse poi come ’l finocchio. —
     Io lo pregai che alquanto rimanessi;
e fûrno tanto efficaci i mia preghi,5
che convenne a mia voglia conscendessi:
     e disse: — E’ non fia cosa ch’io ti nieghi:
ma, quando tu mi spaccerai piú presto,
tanto piú in eterno mi ti leghi. —
     Ed io: — Quanto lo star t’è piú molesto,10
tanto ti resterò piú obbligato.
Orsú, che mi sia detto chi è questo. —
     E mostra’gli un che mi venía dallato,
che di presenzia era assai grande e bello:
sun’ una mula vien come legato.15
     Io presi ammirazion, vedendo quello,
ché mi parve dallunge in croce Piero;
ma connobil dappresso Belfradello,
     e dissi: — O Bartolin, deh! dimmi ’l vero:
che è cagion che lui cosí cavalca?20
Fa ei per ir piú presto in sul sentiero?
     — Forse che n’è cagion la codicalca,
— rispose a me, — ch’assai roba v’è corsa
che non lo lascerebbe ir colla calca.
     O ègli perché gli ha piena la borsa,25
o perché gli è poltron di sua natura,
o perché giá la rogna in lebbra è scorsa.