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168 xiv - simposio ovvero i beoni

     — Costui chi è che ne vien colla frotta,
che un legno par portato dalla piena,
e debbe esser in punto a qualunche otta?30
     Io me ne avveggo ben perch’ei balena,
volentier de’ tenere in molle il becco. —
E lui: — Presto sará tua voglia piena.
     Come chi trae colla sua mira al lecco,
cosí costui al ber fermato ha ’l punto;35
e, se balena, ei non balena a secco.
     Il vin l’ha in tutto logoro e consunto:
sentito hai ricordar Filippo vecchio;
e ’l giovane ancor c’è, ma non è giunto. —
     Io posi alle parole sua l’orecchio:40
e lui soggiunse, che vedeva ch’io
di domandar facea nuovo apparecchio:
     — Conosco, innanzi dica, il tuo disio;
e di questo per pruova ora avvedráti
ché tel dimosterrò col parlar mio.45
     So che que’ sei, che insieme vengon, guati,
ratti che par che sieno in sulla fatta:
sappi che tutt’a sei e’ son cognati.
     Quel ch’è nel mezzo è Niccolò di Schiatta.
che non gli diventò mai ’l vino aceto50
e la sua parte ti so dir n’appiatta.
     Quel da man destra è Bobi da Diacceto:
quando, come ’l cammel, la soma ha elli,
è gran fatica a farlo poi star cheto.
     Dalla sinistra vien Checco Spinelli:55
io credo che costui piú ne divori
a pasto che non sien dua carratelli.
     Allato a lui vien poi Giulian Ginori:
perch’e’ ti paia piccolo e sparuto,
e’ bee e mangia poi quanto i maggiori.60
     Non guardar perch’e’ sia cosí minuto;
ché, quando e’ ne vien poi al paragone,
egli ha giá presso ad un baril tenuto.