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166 xiv - simposio ovvero i beoni

     questo è di Banco il nostro Simoncino,100
che cominciò giá per buffoneria,
or gnene dá da ritto e da mancino;
     piace in modo a costui la malvagía
e ritrovarsi in gozzoviglia e ’n tresca,
che n’ha lasciato giá la senseria.105
     — Chi è colui che in mano ha quella pèsca
e per piacer talor sí se la fiuta,
benché naso non ha donde odor esca?
     — Quel che tu di’, è sarto, detto il Fiuta,
che bere’ sol col naso una vendemmia,110
sia che si vuol, ché nulla non rifiuta.
     Al paese nostro è una bestemmia
la sete che questo ha nelle mascella:
e sai che d’ogni cosa ène vendemmia.
     Quando beúto egli ha, tanto favella,115
che viene in Odio a chiunche intorno l’ode:
tanto ogni sua parola è pronta e bella.
     S’avvien che questo al Ponte oggi s’approde,
credo che a ber fará sí gran procaccio,
che convien ch’al tornar un baril frode.120
     Lascial cogli altri andar questo porcaccio:
egli è con lui del Candiotto il Tegghia;
tanto questo ama che lo mena a braccio,
     e bere’ quel, ch’egli ha in bottega, a vegghia. —