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capitolo i 161

     — O Bartolino, chi vegg’io a sedere, —
cominciai io — lá presso al Romituzzo? — 65
Ed egli a me: — È uom che vuol godere.
     Se vuoi veder come il vin gli fa puzzo,
mostrar tel vo’ per una cosa sola,
che gli fu posto nome l’Acinuzzo.
     Le secche labra e la serrata gola70
ti mostron quanto questo il vin percuote,
che a pena può piú dir una parola.
     — Colui chi è che ha sí rosse le gote?
E’ dua con seco c’han lunghe mantella? —
Ed egli: — Ognun di loro è sacerdote.75
     Quel ch’è piú grasso è il piovan dell’Antella:
perch’e’ ti paia straccurato in viso,
ha sempre seco pur la metedella.
     L’altro che drieto vien con dolce riso,
con quel naso appuntato lungo e strano,80
ha fatto anche del ber suo paradiso:
     tien dignitá, ch’è pastor fiesolano,
ed ha in una sua tazza devozione
che ser Anton seco ha, suo cappellano.
     Per ogni loco e per ogni stagione85
sempre la fida tazza seco porta;
non ti dico altro, sino a precissione.
     E credo questa fia sempre sua scorta,
quando lui muterá paese o corte:
questa sará chi picchierá la porta;90
     questa sará con lui dopo la morte,
e messa seco fia nel monimento,
acciò che morto poi lo riconforte;
     e questa lascerá per testamento.
Non hai tu visto a precission, quand’elli95
ch’ognun si fermi fa comandamento?
     E’ canonici chiama suo’ fratelli,
tanto che tutti intorno gli fan cerchio;
e mentre lo ricuopron coi mantelli,
     lui colla tazza al viso fa coperchio. — 100


Lorenzo il Magnifico, Opere - ii. 11