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160 xiv - simposio ovvero i beoni

     Conobbivi un, col qual grande amicizia
tenuta avea gran tempo e da fantino
lo conoscea insino da puerizia.30
     A lui mi volsi e dissi: — O Bartolino,
qual cagione ha e te e gli altri mossi
a pigliar cosí in fretta tal cammino?
     Qual voglia vi conduce, saper puossi?
Férmati un poco, e fa’ che mi sia detto. — 35
E lui alle parole mia fermossi.
     Non altrimenti a parete uccelletto,
sentendo d’altri uccelli i dolci versi,
sendo in cammin, si volge a quell’effetto;
     cosí lui, benché a pena può tenersi,40
ché li pareva al fermarsi fatica:
ché non s’acquista in fretta i passi persi.
     — Quel che tu vuoi convien che alfin ti dica,
benché l’andar sia in fretta, come vedi:
per la cagion che appresso a te s’esplíca.45
     Tutti n’andiam verso il Ponte a Rifredi,
ché Giannesse ha spillato un botticello
di vin che presti facci i lenti piedi.
     Tutti n’andiamo in fretta a ber con quello:
quel ci fa sol sí presti in sulla strada,50
e veloce ciascun piú che un uccello.
     È un pezzo che Gian Marco della Spada
e ’l Basso, con la lor gaglioffa furia,
son giunti lá e non ne stanno a bada.
     Mai non vedesti la maggior ingiuria;55
ché promesso m’avían menarmi seco,
ch’è la cagion che or cosí m’infuria.
     Costor non guardan piú trebbian che greco;
e non so come a bere egli abbin faccia,
e del mangiare io non lo vo’ dir teco.60
     Lascia pur seguir lor l’antica traccia;
ch’io so ch’io n’ho le vendette a vedere,
ed un di loro ha giá la gamberaccia. —