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114 | xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo |
Lo imperadore dice:
S’io non ho altro male, io mi conforto:
se un morto nuoce, io me ne maraviglio:
guardimi Marte pur da spade e lance;
ché queste astrologie son tutte ciance.
Il re e ’l savio son sopra le stelle:
ond’io son fuor di questa vana legge:
i buon punti e le buone ore son quelle
che l’uom felice da se stesso elegge.
Fate avviar le forti gente e belle:
io seguirò, pastor di questa gregge.
O valenti soldati, o popol forte,
con voi starò, alla vita, alla morte.
Giuliano partesi con l’esercito.
E, nel cammino ferito mortalmente da Santo Mercurio, dice:
Mirabil cosa! in mezzo a tanti armati
stata non è la mia vita secura.
Questi non son de’ Parti fèr gli agguati;
la morte ho avuta innanzi alla paura.
Un solo ha tanti cristian vendicati.
Fallace vita! oh nostra vana cura!
Lo spirto è giá fuor del mio petto spinto.
O Cristo Galileo, tu hai pur vinto.