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xi - la rappresentazione di san giovanni e paolo | 111 |
Giuliano imperadore.
Chi regge imperio e in capo tien corona,
sanza reputazion, non par che imperi;
né puossi dir sia privata persona:
rappresentano il tutto i signor veri.
Non è signor chi le cure abbandona
e dássi a far tesoro o a’ piaceri:
di quel raguna, e le cure lasciate,
e del suo ozio, tutto il popol pate.
Se ha grande entrata, per distribuire
liberalmente e con ragion, gli è data:
faccia che ’l popol non possa patire
dall’inimici, e tenga gente armata.
Se ’l grano è caro, debbe suvvenire
ché non muoia di fame la brigata:
a’ poveretti ancor supplir conviene.
E cosí ’l cumular mai non è bene.
La signoria, la roba dello impero,
giá non è sua, anzi del popol tutto;
e, benché del signor paia lo ’ntero,
non è né ’l posseder, né l’usufrutto;
ma distribuitore è ’l signor vero:
l’onore ha sol di tal fatica frutto;
l’onor, che fa ogn’altra cosa vile,
ch’è ben gran premio al core alto e gentile.
Lo stimol dell’onor sempre mi punge,
la fiamma della gloria è sempre accesa:
questa sproni al caval, che corre, aggiunge,
e vuol ch’io tenti nuova e grande impresa
contra’ Parti, che stanno sí da lunge,
da’ quai fu Roma molte volte offesa:
e di molti romani il sangue aspetta,
sparso da lor, ch’io faccia la vendetta.
Però sien tutte le mie gente in punto
a compagnarmi a questa somma gloria.